Sulle tracce di un compositore veneziano

Tutti sanno che una delle canzoni veneziane più conosciute come “La biondina in gondoleta”, è stata scritta da Johann Simon Mayr (1763-1845) noto compositore bavarese, su testo di Anton Maria Lamberti (1757-1832) e dedicata ad una
nobildonna veneziana. Molti sono stati i compositori stranieri che hanno subito il fascino di Venezia e hanno dedicato alla città alcune delle loro opere.
Meno risaputo è che il 700 fu un periodo di grande fermento per le composizioni musicali con testi in dialetto veneziano, un periodo d’oro per i “CANTI DA BATTELLO”, canzoni che i barcaioli cantavano durante i loro spostamenti in laguna, riuscendo in quel modo a comunicare tra loro.
Lo stesso Jean-Jacques Rousseau, filosofo, scrittore e musicista, con l’incarico di segretario all’ambasciata francese presso la Serenissima (1743-1744), fu un
entusiasta ammiratore delle canzoni veneziane da battello.
Un repertorio di canti che anche i “battipali”, (lavoratori addetti alla collocazione delle briccole in laguna), usavano intonare per dare ritmo e conforto al loro duro lavoro.
Spesso gli autori di questi canti restavano volutamente anonimi e in altri casi i manoscritti (spartiti e testi) venivano ceduti a facoltosi nobili, anche stranieri, che li portavano nei loro paesi d’origine.
Ma torniamo ai nostri giorni. Nel 2016 Un cittadino veneziano, persona singolare, noto esperto, studioso d’arte,
conosciuto a livello internazionale e appassionato del suo lavoro, trova nel cassetto di un mobile antico della sua bottega d’arte, un plico di manoscritti; 16 composizioni
musicali tenute in buon ordine, scritte con bella calligrafia e firmate in calce dallo stesso compositore, il Maestro (veneziano) Giacomo Bortolini che, come riportato negli spartiti, scritti per pianoforte e canto, erano stati da lui preparati per il coro che aveva creato e che dirigeva personalmente. Ma la cosa che più incuriosiva era il particolare che i testi dei brani erano tutti in lingua dialettale veneziana.
Nel descrivere gli accadimenti, per riservatezza, chiameremo l’esperto e illustre personaggio, Antiquario come fosse il suo nome proprio e a lui siamo grati per il ritrovamento che è servito da stimolo per i suoi amici, accendendo in loro l’interesse e la curiosità di un approfondimento come descritto in questo breve racconto.
La piccola scoperta spinge Antiquario, a cercare informazioni portando a conoscenza del ritrovamento alcune persone, socie come lui di una delle Scuole Grandi più interessanti di Venezia, la SCUOLA GRANDE SAN GIOVANNI EVANGELISTA.
La nascita della Scuola risale al 1261, la sua sede anticamente era proprietà di una delle più agiate e conosciute famiglie nobili veneziane: i Badoer.
Le Scuole come questa sono in verità delle associazioni di cittadini veneziani e affondano le loro origini nella storia della città operando in contesti di grande pregio storico-culturale.
Sono Confraternite di ispirazione caritativo assistenziale intitolate ad un Santo protettore. Il loro impegno è ancora oggi rivolto sia ad opere di aiuto per chi si trova in difficoltà sia alla conservazione del proprio patrimonio storico-artistico ed alla promozione di attività di rilievo culturale-museale a beneficio dei cittadini e della stessa città.
Le ricerche sul compositore veneziano Giacomo Bortolini e sulle sue opere ritrovate, sono risultate scarse e frammentarie.
Troviamo traccia in un libro (catalogo) di Franco Rossi:

     EDIZIONI FONDAZIONE LEVI
VENEZIA 1986
all’interno, al capitolo:                                      CATALOGO DEL FONDO MUSICALE
Catalogo delle musiche a stampa e

  degli scritti di interesse musicale

Vediamo qui una pagina che elenca alcune delle sue opere:

 

Altro indizio interessante è quello che si legge in una delle composizioni ritrovate.
É dedicata a sua Altezza Imperiale Alessandro Romanov, Principe ereditario di tutte le Russie, nel periodo del suo soggiorno avvenuto in Venezia nell’ottobre del 1864 e
in seguito diventato Zar Alessandro III nel 1881.
Indizio però senza sviluppi.
Ritroviamo ancora il nostro compositore Giacomo Bortolini nell’Archivio storico della Ricordi dove vi sono 24 opere che la Casa Editrice ha acquisito tra il 1852 e il 1872.
Una traccia che si rivela più concreta e stimolante per la nostra ricerca è un etichetta applicata all’interno della prima pagina di alcune delle 16 partiture come ad esempio:“El Zioba Grasso”.

La targhetta riporta scritto:

DE LA BIBLIOTHÈQUE

DU

COMTE DE CHAMBORD
(Henri V de France, duc de Bordeaux)
Né en 1820
Acquise par Maggs Bros. Ltd.
de Londres

 

                   

 

Questo testimonia che le 16 composizioni sono state in possesso del Conte De Chambord, Enrico Carlo Ferdinando Maria Deodato di Borbone, che, nel 1830 a seguito dell’abdicazione di suo nonno Carlo X, e alla rinuncia al trono di suo zio Luigi, ritenuto il delfino, fu proclamato re di Francia all’età di 10 anni, (per soli 7 giorni) con il nome di Enrico V di Francia.
Il Senato non riconobbe la proclamazione e nominò re il duca Luigi Filippo d’Orléans costringendo all’esilio Enrico di Borbone Conte di Chambord con tutta la famiglia reale dei Borbone che si diressero prima di tutto a Londra e alcuni anni dopo a Praga in Boemia.
Il conte de Chambord farà ritorno a Londra nel 1843 e nel 1844, alla morte senza eredi dello zio Luigi XIX, diventa il capo effettivo della casata dei Borbone di Francia e pretendente al trono francese a tutti gli effetti col titolo di Enrico V.
Nel febbraio del 1848 in Francia scoppiò la rivoluzione; Luigi Filippo fu costretto ad abdicare e venne proclamata la repubblica.
Il conte de Chambord, Enrico V non smise mai di augurarsi il ritorno della monarchia; cattolico e contro-rivoluzionario non riscuoteva però molti consensi.
Nel 1871 dichiarava:” mi si chiede quale sarà il mio programma. È molto semplice. È il Vangelo nella sua purezza, senza toglierne un solo nota, perché ho la convinzione profonda che il Vangelo è il codice dei governi così com’è quello degl’individui». E, nel 1878 aggiungeva:

« l’avvenire è degli uomini di fede, ma a condizione che
siano anche uomini di coraggio, che non abbiano paura di dire in faccia alla Rivoluzione trionfante quello che essa è nella sua essenza e nel suo spirito, e alla Contro-Rivoluzione che cosa deve essere nella sua opera di riparazione e di pacificazione» e la Rivoluzione «nella sua essenza» è il tentativo di perseguire «l’ideale di uno Stato senza Dio, cioè contro Dio».
Il cattolico Conte de Chambord riteneva che il paese doveva cambiare perché lui potesse salire al trono e affermava:
“che Dio vi rientri come padrone perché io possa regnarvi come re».” che possiamo tradurre in: «anzitutto regni Dio perché vi possa regnare io». Idee che non gli consentirono mai di salire al trono fino alla sua morte nel 1883.
Noi però siamo certi che il Conte entrò in possesso delle partiture di Giacomo Bortolini ma ci chiediamo: in quale periodo avvenne? quando era a Londra in esilio o quando   fece ritorno in Francia? E ancora, le acquistò dalla famosa libreria londinese? e per quali strade vi erano arrivate alla Maggs Bros. Ltd?
Probabilmente il periodo storico in cui le composizioni del Musicista veneziano passarono di mano è quello del nostro racconto ma la curiosità ci spinge a farci un’altra domanda; gli spartiti passarono dal Conte de Chambord alla libreria “Maggs Bros. Ltd. de Londres”? o avvenne il contrario? e per quali mani misteriose viaggiarono le composizioni scritte in dialetto veneziano prima di arrivare al Conte de Chambord, Enrico V???
Per noi questo è ancora un segreto.